I Racconti Di Pietroburgo by Nikolaj Vasilevic Gogol

I Racconti Di Pietroburgo by Nikolaj Vasilevic Gogol

autore:Nikolaj Vasilevic Gogol [Gogol, Nikolaj Vasilevic]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-23T18:58:12+00:00


Parte seconda

Un gran numero di carrozze, calessi e carrozzini era fermo davanti all’ingresso di una casa dove si effettuava la vendita all’asta degli oggetti di uno di quei ricchi amatori d’arte che per tutta la loro vita hanno dolcemente sonnecchiato, sprofondati fra gli Zefiri e gli Amorini, innocentemente hanno avuto fama di mecenati, e ingenuamente hanno sperperato per questo i milioni accumulati dai loro positivi padri o magari da loro stessi col loro lavoro di gioventù. Com’è noto, oggi di questi mecenati non se ne trovano più, e il nostro XIX secolo già da tempo ha assunto la noiosa fisionomia d’un banchiere che si gode i suoi milioni solo sotto forma di cifre allineate sulla carta.

La lunga sala era piena della più variopinta folla di visitatori accorsi come uccelli da preda su un cadavere insepolto. C’era tutta una schiera di mercanti russi del Gostìnyj Dvor’ e persino del mercato dei robivecchi, con i loro azzurri cappotti tedeschi. Il loro aspetto e l’espressione delle facce erano qui in un certo senso più duri, più liberi, non improntati a quell’affettato servilismo che è tanto evidente nel mercante russo quando sta in bottega davanti al cliente.

Qui complimenti non ne facevano, sebbene nella stessa sala si trovasse un gran numero di quegli aristocratici dinanzi ai quali in altro luogo sarebbero stati pronti a spazzare a furia di inchini la polvere portata dagli stessi loro stivali. Qui si comportavano senza cerimonie, tastavano disinvolti i libri e i quadri per constatare la bontà della merce e contestavano a voce alta il prezzo annunciato da aristocratici esperti. Nè mancavano i soliti appassionati d’arte, gente che ogni giorno, invece di andare a pranzo, va a un’asta; nobili intenditori, che reputano doveroso non farsi sfuggire l’occasione di aumentare la propria collezione anche perchè non hanno altro da fare da mezzogiorno all’una; e, infine, degni signori il cui abito e le cui tasche sono assai male in arnese e che compaiono ogni giorno senza alcun fine interessato, ma unicamente per vedere come vanno le cose, chi dia di più, chi di meno, chi batta un altro sul prezzo e a chi resti un dato oggetto. Una gran quantità di quadri era sparsa qua e là senza alcun criterio, ad essi si mescolavano mobili e libri con il monogramma del vecchio possessore, il quale forse non aveva avuto nemmeno la lodevole curiosità di darvi un’occhiata. Vasi cinesi, lastre di marmo per tavoli, mobili moderni e antichi dalle linee ricurve, con grifi, sfingi e zampe di leone, dorati e senza doratura, lampadari, lumi, tutto era ammassato, e non certo nell’ordine in cui lo si trova in un negozio. L’insieme dava insomma l’idea di una sorta di caos artistico. In generale la sensazione che si prova ad un’asta è terribile: in essa tutto fa pensare a un funerale. La sala in cui si tiene l’asta è sempre tetra; le finestre, ingombre di mobili e di quadri, lasciano filtrare avaramente la luce; il silenzio diffuso sulle facce e la funebre voce del banditore che



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